Il 5 dicembre 1953 Maria morì, lasciando in legato testamentario al Comune di Barga “la casa, la cappella, i libri, i manoscritti di Giovannino, i premi da lui ottenuti, i ricordi di famiglia e quant’altro nella casa è contenuto, con l’obbligo di provvedere alle spese della manutenzione”.
Ma l’acquisizione del legato non fu immediata: dopo molte polemiche, in cui fu coinvolto anche Italo Stefani, che era contemporaneamente esecutore testamentario, conservatore dei beni e membro della giunta comunale (polemiche non esenti da aspetti politici), fu solo nel settembre 1955 che il Comune entrò in possesso della casa e di tutto quello che vi era contenuto, archivio compreso. Fino ad allora la casa era rimasta sigillata, con grande preoccupazione degli studiosi pascoliani, in quanto essa necessitava di urgenti manutenzioni, rese necessarie non solo all’incuria degli ultimi due anni, ma anche alle cattive condizioni in cui versava già alla morte di Maria, per mancate manutenzioni e per eventi bellici.
L’intervento di salvaguardia e valorizzazione degli archivi fu allora tempestivo: anche per le pressioni di Augusto Vicinelli, in una ventina di giorni, tra il 12 novembre e il 3 dicembre 1955, Giorgio Benedetti, incaricato dal Soprintendente bibliografico per la Toscana Giovanni Semerano, e Corrado Carradini, sindaco del Comune di Barga, redassero un primo sommario elenco. Come ricordava «Il Giornale di Barga» il 3 dicembre, Giovanni Semerano, “ ha preso in consegna tutto il materiale, che sarà analiticamente inventariato presso la Soprintendenza di Firenze. Dopodiché l’archivio Pascoli tornerà nella casa di Castelvecchio, casa che ci auguriamo di vedere presto trasformata in Museo e sede di un centro di Studi Pascoliani”.