Giovanni Pascoli nello specchio delle sue carte
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L’archivio Pascoli e la sua storia

L’intervento di inventariazione di Mario Donadoni

Il lavoro di inventariazione procedette rapidamente, tanto che nel giugno 1957 le carte, inventariate, erano già rientrate a Barga. Giovanni Semerano aveva affidato il lavoro ad un suo collaboratore, Mario Donadoni.

Donadoni era una personalità di grande spessore culturale ma anche un uomo dotato di un carattere inquieto. Nato nel 1906 a Bovolone, in provincia di Verona, da famiglia di modeste condizioni, aveva avuto un’infanzia travagliata (dice di sé in una lettera inviata a Papini il 7 marzo 1942 e conservata nell’archivio Papini presso la Fondazione Primo Conti di Fiesole: “la povertà e la vita randagia che, dopo la morte di mia madre, intrapresi, solo e smarrito, senz’amore e senza tetto”). Dopo essere stato costretto ad interrompere gli studi, traferitosi a Firenze li aveva poi ripresi e si era laureato nel 1943 a pieni voti. Scrittore, poeta e critico, aveva alle spalle anche studi su Giovanni Pascoli (pubblicò, tra l’altro, nel 1955 il saggio “Ritorno a Pascoli”), autore che aveva illustrato anche nell’ambito della sua attività di ricercato conferenziere: “Torno ora da S. Mauro Pascoli, dove ho celebrato il poeta, sono stato ospite di Ida Pascoli ed ho percorso a ritroso la strada della cavalla storna”. Era in rapporti di amicizia con molti dei principali esponenti del mondo culturale suo contemporaneo, da Manacorda a D’Annunzio, e particolarmente stretti furono i suoi rapporti con Giovanni Papini.

«Il Giornale di Barga» del dicembre 1960 ospitò un’interessante ed analitica testimonianza retrospettiva dello stesso Donadoni, da cui si possono trarre utili informazioni sullo stato delle carte e sull’intervento di catalogazione. Vi si legge che le carte erano pervenute a Firenze “in pacchi approssimativamente combinati, che denunziavano l’incuria in cui era tenuto il materiale pascoliano, per colpa del tempo, degli avvenimenti e della stessa sorella del poeta”. Il lavoro era stato estremamente faticoso per Donadoni, “costretto a vagliare carta per carta, foglio per foglio, onde distribuire la qualità e la quantità nell’ordine richiesto dall’Inventario analitico che viene a sostituire il catalogo analitico, impossibile a farsi per l’innumerevole confusione ed il sovraccarico di annotazioni frammenti, disegni, date, nomi, citazioni greche e latine, spesso compresi e sovrapposti in un solo foglio” (“Le carte Pascoliane. Articolo di Mario Donadoni”, in «Il Giornale di Barga», dicembre 1960, p.3).

Donadoni descrive poi l’articolazione impressa all’archivio a seguito del suo intervento: dalla prima parte, contenente soprattutto la corrispondenza familiare “con alcune scabrose vicende di contrasti e di rapporti”; alla seconda, contenente il carteggio “formato dalla corrispondenza degli altri al Pascoli” che era stato “disposto per ordine alfabetico, con precisione di date e di provenienza”; alla terza, che “raccoglie, per ordine di pubblicazione, tutti i manoscritti delle poesie e delle prose edite e inedite, quelle edite secondo la collezione mondadoriana”. A proposito di questi manoscritti, Donadoni aggiunge che “molte poesie non corrispondono nel titolo a quelle dell’edizione Mondadori e spesso non vi corrisponde l’unica e ripetuta stesura, modificata e incompleta. Alcune poesie mancano, Forse sono andate smarrite. Forse Mariù ne ha fatto dono ad estimatori del poeta” . In questa terza parte si trova anche “la confusa e dispersiva applicazione del Pascoli alla politica, alla religione, alle ragioni speculative”, confusa e dispersiva in quanto “troppo frammentaria e casuale, incompleta e disorganizzata.
Segue poi la raccolta dei giornali, con gli articoli sul Pascoli quelli “inerenti ad interessi e riferimenti pascoliani”, quindi il carteggio di Maria, ritenuto da Donadoni di minore interesse rispetto a quello del fratello, pertanto semplicemente ordinato cronologicamente (“un carteggio particolare per i limiti dell’interesse e dell’apporto culturale”) e il manoscritto di “Lungo la vita di Giovanni Pascoli”, disteso da Maria.

Se l’archivio (ma anche la biblioteca, grazie a Maria Ghirlanda) ebbe in tempi rapidi una buona sistemazione, più lunghe e tormentate furono le vicende della Casa Pascoli, che necessitava, come già detto, di un radicale intervento di restauro, che doveva interessare anche tutta l’area circostante, dovendosi effettuare consistenti lavori di consolidamento. Per questo motivo la carte Pascoli, quando rientrarono a Barga, furono temporaneamente conservate presso il Comune, in attesa della disponibilità della Casa.
Fu solo nel 1958, cinque anni dopo la morte di Maria, dopo lunghe polemiche e critiche, che la situazione si sbloccò, grazie al personale intervento del ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Togni.